Sottrazione di file su MMD per rivenderli. Chiesto rinvio per Randazzo e Pirollo

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Avrebbero sottratto e cercato di rivendere ad alcune testate giornalistiche file riservati sulla latitanza a la cattura di Matteo Messina Denaro. Adesso, a chiusura delle indagini, la Procura di Marsala ha richiesto il rinvio a giudizio per Luigi Pirollo, maresciallo dei carabinieri in servizio al Nucleo operativo della cittadina mazarese, e Giorgio Randazzo, consigliere comunale di Mazara del Vallo. Secondo il carabiniere, utilizzando il suo accesso privilegiato ai sistemi informatici dell’Arma, avrebbe sottratto 768 file contenenti informazioni delicate sulle indagini. Il materiale sarebbe stato poi girato al consigliere comunale che avrebbe cercato di venderlo all’ex agente fotografico Fabrizio Corona. Secondo la procura di Marsala Pirollo e Randazzo avrebbero così cercato di fare quattrini offrendo scoop mediatici ma mettendo seriamente a rischio il segreto istruttorio e le operazioni investigative.

I file sottratti riguardavano anche le chat tra Matteo Messina Denaro e alcune pazienti della clinica La Maddalena di Palermo, dove il boss si recava per sottoporsi a cicli di chemioterapia. Le intercettazioni, rilanciate da alcune testate e programmi televisivi, contenevano materiale estremamente sensibile, come le confidenze di una presunta amante del boss, informazioni su un ex pentito e le testimonianze dei residenti di Campobello di Mazara, località dove il boss ha trascorso l’ultima fase della sua latitanza. Particolarmente compromettenti sarebbero stati anche i dettagli del piano del Ros, predisposto il giorno dell’arresto di Messina Denaro, e l’agenda di Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al boss per anni, contenente numerosi contatti telefonici. Tutto materiale che, se diffuso pubblicamente, avrebbe potuto compromettere gravemente le operazioni. Il consigliere comunale Giorgio Randazzo, secondo gli inquirenti, avrebbe contattato Corona per cercare di rivendere i file, ma quest’ultimo avrebbe consigliato di rivolgersi a Mow, una testata online diretta da Moreno Pisto. Il direttore, però, intuendo la delicatezza del materiale, decise di avvisare le autorità, interrompendo così il tentativo di vendita.  Il maresciallo Pirollo e il consigliere Randazzo finirono agli arresti domiciliari nel luglio 2023. Adesso, con la chiusura dell’inchiesta, la Procura di Marsala ha chiesto il loro rinvio a giudizio. Sono accusati di violazione del segreto d’ufficio e sottrazione di atti riservati.