Prevista per dopodomani, mercoledì 30 ottobre, la sentenza d’appello a carico di un poliziotto alcamese, accusato di violenza sessuale ai danni di una figlia adottiva, e della moglie per maltrattamenti in famiglia nei confronti della stessa ragazza. In primo grado l’ex agente in servizio al commissariato di Alcamo era stato condannato a ben undici anni di reclusione mentre alla coniuge erano stati inflitti quattro anni. Il poliziotto venne arrestato nel settembre del 2020 al termine di un’indagine lampo da parte della Procura della Repubblica di Trapani, coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Agnello e portata avanti dalla Pm Francesca Urbani. La figlia dell’agente alcamese aveva sporto denuncia presso la caserma dei carabinieri di Balestrate appena tre giorni prima dell’arresto. Da allora l’uomo si trova in carcere a San Giuliano e mai gli sono state concesse misure alternative. Condannata anche la moglie dell’ex poliziotto difesa dall’avvocato Anna Maria Benenati.
Al termine del giudizio di primo grado le sono stati inflitti 4 anni di reclusione. In un primo momento alla donna, oltre al reato di maltrattamenti, era stato addebitato anche quello di estorsione per presunte e costanti richieste di denaro nei confronti della figlia al centro dell’indagine e di un fratello. L’arresto del poliziotto, nel settembre del 2020, fece molto scalpore e non soltanto ad Alcamo. La turpe storia venne fuori dopo la denuncia presentata dalla figlia adottiva che ha raccontato di molestie a sfondo sessuale cominciate addirittura più di dieci anni prima, quando, ancora minorenne, era stata da poco adottata. Dal racconto della giovane vennero fuori palpeggiamenti, inviti espliciti ad appartarsi per consumare rapporti sessuali, frasi volgari del padre verso la figlia. Il tutto in un ampio arco di tempo. Ad inchiodare comunque il poliziotto, alcune lunghe ed esplicite chat su WhatsApp. Mercoledì, adesso, la sentenza d’appello. L’ex agente, nel frattempo, ha rafforzato il collegio difensivo affiancando l’avvocato Pietro Riggi al legale, Mario Vitiello, che aveva seguito il procedimento fin dall’inizio.