Crisi idrica ad Alcamo, cittadini si incatenano. Spreco unico: tutto si fa con acqua potabile

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Un’altra protesta questa mattina, ad Alcamo, da parte di alcuni cittadini le cui abitazioni si trovano da tempo a secco perché residenti in abitazioni di zone poco servite e non dotate di cisterne a terra. Si sono incatenati nell’atrio del palazzo di città fino all’arrivo dell’assessore Vittorio Ferro. A presidiare l’area un agente della Digos. L’esponente della giunta Surdi è riuscito a dare rassicurazioni sul rifornimento delle abitazioni tramite autobotti e sul miglioramento della situazione idrica nel giro di alcuni giorni. I dieci litri al secondo in più di acqua al secondo dovrebbero far scendere i turni di erogazione dagli attuali 10 giorni ad otto. Una situazione insostenibile che riguarda tutti con gravi problemi che vanno dai grandi condomini alle piccole singole abitazioni. Eppure a protestare, sia ieri al bottino che stamattina al municipio, erano in pochi. Insomma l’alcamese preferisce lamentarsi al bar o direttamente contattando le redazioni giornalistiche ma senza metterci la faccia. In piena estate non sembra possibile poter vivere con l’acqua ogni 8 giorni. Il grande caldo porta altri problemi di igiene. A breve dovrebbero poi partire i lavori di miglioramento alle pompe delle sorgenti di Cannizzaro. Opere finanziate dal commissario regionale per la siccità e che dovrebbero portare un’altra decina di litri d’acqua al secondo.

Con il grande caldo, appunto, e con il trasferimento degli alcamesi nelle case di villeggiatura, quasi sempre in zone non dotate di rete idrica comunali, a fare la parte del leone nei prelievi d’acqua sono le autobotti. Una settantina al giorno gli approvvigionamenti al bottino. Tantissima acqua potabile, inoltre, viene utilizzata dagli autolavaggi, per lavare spiazzali, per innaffiare, per riempire le piscine. Due aspetti che rendono incomprensibile il mancato intervento del sindaco Surdi e della sua giunta. Innanzitutto non si capisce perché, quando alcuni comuni lo hanno già fatto da almeno un mese e mezzo, il primo cittadino alcamese non abbia ancora diramato un’ordinanza che vieta l’uso dell’acqua potabile per riempire le piscine, lavare grandi aree, lavare le proprie autovetture. Un provvedimento che inviti anche, per iscritto, a moderare i consumi e ad evitare gli sprechi in un momento di grande difficoltà che riguarda Alcamo e l’intera Sicilia. L’altro aspetto difficile da comprendere è quello dell’ostinazione a non voler adoperare quei pozzi privati che, anni fa, finirono anche al centro di un’inchiesta della Guardia di Finanza.

Encomiabile fu allora la presa di posizione del sindaco Surdi ma, quando arrivano le emergenze, bisogna anche saper fare retromarcia per tutelare la propria cittadinanza. Un dialogo con prefetto e procuratore potrebbe dare quindi la possibilità di utilizzare acqua non potabile dai pozzi privati, che potrebbero essere requisiti, ed evitare quindi consumi non ortodossi del prezioso liquido potabile. Richieste, sia l’emanazione dell’ordinanza che la riapertura dei pozzi, contenute in atti sottoscritti dai consiglieri comunali Stabile, Cassarà a Caldarella. Era stata chiesta anche l’istituzione di una commissione e di un tavolo tecnico di crisi. Anche qui nessuna risposta.