La Procura di Trapani ha aperto un fascicolo d’indagine sulla vicenda del rifugio sanitario di Alcamo di contra Tre Noci, struttura confiscata alla mafia in fase di completamento che non ha ancora aperto i battenti per una serie di intoppi tecnici e burocratici. In questi giorni è stato ascoltato sulla vicenda il consigliere comunale Alessandro Calvaruso che ha inoltrato una denuncia per la presunta apertura abusiva dell’immobile, al cui interno lo scorso 5 novembre nel corso di un sopralluogo sono stati trovati una ventina di cani. Episodio a cui si aggiunge una nuova denuncia dello stesso consigliere per “dichiarazioni false” rese dal dirigente del Settore Tecnico del Comune, Anna Parrino. Quest’altra denuncia scaturisce da quanto attestato dalla stessa Parrino in una lettera di risposta all’interrogazione presentata al Comune da Calvaruso proprio sull’apertura “abusiva” del rifugio sanitario. Nella missiva, inviata per conoscenza anche alle Procure di Trapani e Caltanissetta a cui il consigliere si era rivolto nella sua denuncia, la dirigente del Comune sostiene che la struttura era utilizzata da appena qualche giorno, con lo stallo dei cani in attesa che venissero trasferiti al canile di Crotone con cui il Comune ha una convenzione per il ricovero dei randagi. “La Parrino – sostiene nella nuova denuncia il consigliere – ha reso false dichiarazioni. La prova arriva direttamente da facebook dove sono state pubblicate alcune foto con le date, riproducenti il canile e i numerosissimi cani già dai primi mesi del 2015. Quindi, la verità incontrovertibile suffragata da documentazione, è che il canile era già stato aperto da molti mesi ed il tutto con lavori in corso e senza la minima rispondenza di nessun requisito richiesto dalla legge e ancor di più in un bene requisito alla mafia, che dovrebbe essere il simbolo della legalità”. Nella prima denuncia, da cui è scaturita l’apertura dell’indagine da parte della Procura trapanese, Calvaruso sostenne che il rifugio sanitario non avrebbe ottenuto né una variante urbanistica, essendo una struttura realizzata su un’area vincolata, né tantomeno alcune autorizzazioni che sarebbero necessarie, tra cui quella dell’Azienda sanitaria provinciale. Da qui è partita una controdenuncia della Parrino contro lo stesso Calvaruso la quale ha invece asserito che il consigliere le avrebbe impedito l’accesso all’interno della struttura nel giorno in cui ci fu il sopralluogo da cui poi è scaturita la bagarre. La Parrino comunque spazza via l’ipotesi della realizzazione abusiva della struttura: “C’è una specifica legge regionale – sostiene la dirigente – che espressamente contempla la realizzazione di rifugi sanitari in beni confiscati alla mafia purchè sia verificata la compatibilità ambientale. Nella struttura non stazionano animali e non opera alcun dipendente comunale”. Riguardo al ritrovamento dei vani al suo interno lo scorso 5 novembre la Parrino aggiunge: “Essendo la struttura assegnata all’anagrafe canina di via Verga totalmente sprovvista di spazi, – scrive in risposta all’interrogazione di Calvaruso – in quei giorni si stava organizzando il trasferimento di alcuni cani in Calabria, anche di quelli affidati temporaneamente alle associazioni animaliste di volontari. Il 3 novembre, a seguito di accordi telefonici, si era concordato con il canile di Crotone un trasferimento per il lunedì 9 novembre”.